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Lancio dell'IPv6: numeri e perché del cambiamento inevitabile!

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Due miliardi di connessioni, 650 mila app scaricabili, un miliardo di utenti tra Twitter e Facebook. Ecco perché Internet deve «allargarsi»

 

Il 6 giugno 2012 le grandi aziende di Internet, Facebook, Google, Bing, Yahoo, Youtube e altri 2600 siti tra cui una ventina di italiani, transitano definitivamente dall'attuale protocollo IPv4 (IP Version 4), per il riconoscimento degli indirizzi IP, al nuovo IPv6. E' già stato spiegato in questi anni la sostanziale ragione di questa rivoluzione: gli IP assegnabili, necessari a qualunque dispositivo per connettersi alla Rete, si stavano esaurendo. E abbiamo anche spiegato che, probabilmente, ben pochi utenti potrebbero accorgersi del cambiamento, per altro già testato per un giorno giusto un anno fa. Eppure, il cambiamento c'è, ed è spettacolare, ma riguarda le cifre che hanno condotto fino alla scelta, di oggi, di sostituire uno dei protocolli essenziali alla vita di Internet.

 

IPv6

 

L'IPv4 adottava indirizzi a 32 bit in grado di gestire un massimo di 4,3 miliardi di dispositivi connessi direttamente. L'IPv6 usa indirizzi a 128 bit, e la sua capacità di produrre e riconoscere IP diventa, con una formula matematica, 3,4 x 10 alla 38. Tradotto in cifre, circa 240 sestilioni (una misura che forse non tutti sapevano neppure esistesse).

Gli indirizzi IP sono distribuiti a cinque istituzioni "locali", i Regional Internet Registry (RIR), che nel gennaio 2011 annunciarono l'esaurimento scorte. In realtà, ci sarebbe voluto un bel po' perché gli ultimi blocchi di IP a disposizione dei RIR fossero effettivamente assegnati e, in più, esiste un cospicuo numero di indirizzi assegnati, ma di fatto non utilizzati. Si parla di 1,2 miliardi di IP legati al vecchio protocollo, a bagnomaria presso agenzie governative degli Stati Uniti, università e aziende che diedero a diverso titolo un contributo alla nascita di Internet. Che ci crediate o no, quegli indirizzi avrebbero fruttato come titoli in borsa e oggi le società proprietarie potrebbero venderli per milioni di dollari. Un blasone in più per le già blasonate General Electric, MIT, IBM, Xerox, Ford Motor, DuPont e altre ancora.

L'esplosione dei dispositivi mobili in grado di collegarsi a Internet, dagli smartphone ai tablet, ha però avvicinato parecchio l'orizzonte di una umanità connessa individuo per individuo, che costituirebbe, in tutto, almeno 7 miliardi di collegamenti. Ben oltre, quindi, le capacità dell'IPv4. Oggi, sono circa 2 miliardi gli utenti Internet in tutto il mondo, e dunque meno di un terzo del lavoro di colonizzazione della popolazione mondiale è stato fatto.

Nel 2015 alcuni studi prevedono che le persone connesse saranno 2,7 miliardi, in maggioranza attaccati alla Rete tramite telefonini di nuova generazione o tavolette. Già oggi, infatti, in Europa, gli smartphone costituiscono il 51% del totale degli apparecchi in uso per telefonia mobile, una percentuale che sale 63% negli USA.

Dati che hanno permesso una corsa alla crescita della popolazione web a perdifiato, se si ricorda che, nel 1995, anno in cui Internet esplose definitivamente, i naviganti erano 16 milioni. Dopo 17 anni, quella cifra è almeno 100 volte superiore. Come ha scritto ieri su questo sito Federico Guerrini, una ricerca effettuata dalla Cisco, grande azienda produttrice di hardware, calcola che tra fra quattro anni il volume di dati generato su base annuale in Rete sarà di 1,3 Zettabyte (un zettabyte equivale a un trillione di Gigabyte). Per dare un'idea, "sarà come se ogni tre minuti transitassero su Internet tutti i film mai prodotti dall'uomo".

Ci sono alcuni indiscutibili protagonisti di questo fenomeno, tra cui Facebook. Il social network creato da Mark Zuckerberg ha dato una casa digitale anche a chi la tecnologia non la amava. A colpi di 200 milioni di iscritti ogni anno si è arrivati a sfiorare il miliardo, poco meno della metà della popolazione web complessiva. Al suo fianco, sebbene distanziato, Twitter si è imposto con il suo stile diverso ed efficace. Adorato da vip e celebrità, che annunciano con la sintesi di un telegramma le novità personali e professionali che li riguardano, trascina oggi 200 milioni di appassionati "cinguettatori", partito da una base di un milione circa di iscritti nel non lontano 2008.

Ma in effetti, gli utenti aumentano a vista d'occhio anche perché l'ecosistema della Rete offre sempre di più: le app scaricabili sono oltre 650 mila. Giochi, soprattutto (114 mila), seguiti da applicazioni educative, di intrattenimento, libri elettronici e varia umanità più o meno allineati sulla cifra di 60 mila.

I libri elettronici, complessivamente leggibili, erano più di 3 miliardi nel 2011, e si prevede che triplicheranno da qui al 2017. Negli Stati Uniti le vendite di ebook sono aumentate del 177%, producendo un fatturato di quasi 1 miliardo di dollari. L'anno scorso, d'altra parte, Amazon ha venduto più di 1 milione di Kindle ogni settimana nel solo mese di dicembre.

Nessun demografo era abituato a maneggiare tanti zeri in così brevi intervalli di tempo. Internet cresce, ed ecco che si ritorna alla notizia del giorno: se non vuole scoppiare deve cambiare uno dei suoi strumenti fondamentali di funzionamento. L'IPv6 garantisce tranquillità per qualche anno o decennio, ma con certi ritmi, molti dei lettori che leggono questa news potranno leggere anche il suo aggiornamento. Quando alla Rete si collegheranno anche cani, gatti, frigoriferi e cassonetti della spazzatura (e succederà), l'IPv6 potrebbe un giorno esaurire le sue scorte.

Fonte: La Stampa.it

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